Molti anni fa ho avuto l’onore di conoscere Timothy Gallowey.
L’inventore del coaching. Nonostante l’età, gli occhi azzurri erano svegli, vivi e lo sguardo attento. Rassicurante. Veloce nel pensiero, dosato nel parlare. Racconta come nasce la sua scoperta. Che chiama gioco interiore.

Sembra quasi la storia dell’umarel che guarda quello che lavora. L’umarel osserva, giudica, sentenzia,informa,prescrive soluzioni e tanto altro. Mentre chi sta lavorando si occupa di fare con impegno, può anche restare infastidito dalla presenza giudicante dell’umarel.
Quest’ultimo è furbo, perchè ogni tanto, quando a suo dire la fai giusta ti dice ” Bravo, sei in gamba, ottimo lavoro, solo tu potevi riuscirci ecc” cos’ da riprendere il comando del gioco. Questo è il gioco esterno!

Uno fa,l’altro giudica.

Il gioco esterno si gioca su un’arena esterna per superare gli ostacoli esterni per raggiungere un obiettivo esterno. 

È un metodo collaudato per superare gli ostacoli autoimposti che impediscono un individuo o una squadra dall’accesso al loro pieno potenziale.

Dove avviene? Scusa ma che domanda è?
Si, hai letto bene. Dove ? Siamo abituati a pensare a come fare le cose. Ma è importante capire o sapere dove avvengono.

Si svolge nella mente del giocatore, o della persona, e si gioca contro ostacoli come la paura, il dubbio, la perdita di messa a fuoco e la limitazione di concetti o ipotesi.

“ Crescere il potenziale e ridurre l’interferenza personale. Non limitarti ad agire nella vita;qualunque cosa tu stia facendo, impara, evolvi e massimizza il godimento del tempo limitato che ti viene dato.